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Emporio arcaico (Bosco Littorio) di Gela
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Ove son or le meraviglie tue
O regno di Sicilia? Ove son quelle
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Mostrar per segni le grandezze antiche?

(Dal Fazello - Storia di Sicilia,
deca I,lib. VI,cap.I)



Emporio arcaico (Bosco Littorio) di Gela

Emporio arcaico (Bosco Littorio) di Gela




Bosco Littorio è una zona sabbiosa sulla costa siciliana nel comune di Gela con fitta vegetazione in cui si trova un'area archeologica che conserva i resti di un emporio arcaico, risalente al VII secolo a.C..
La zona prese il nome attuale durante il Ventennio. Con la realizzazione della raffineria negli anni '50 la vegetazione subì gli effetti dei fumi tossici e tutt'ora è possibile vedere alcuni degli alberi tumefatti e contorti. Fino agli anni '70 l'area veniva usata dai gelesi per rinfrescarsi d'estate e da qui scendere a mare. Era inoltre frequentata dai tombaroli, che vi sottraevano manufatti scavati dalle sabbie.
Nel 1983 vi furono condotti gli scavi archeologici che portarono alla conoscenza dell'emporio e dal 1992 l'area appartiene al demanio regionale con l'istituzione della Soprintendenza di Caltanissetta di cui tutt'ora ospita la sede gelese. L'area boschiva, ad ingresso libero è stata recintata e protetta dalla Guardia forestale; l'area archeologica è tutt'ora in fase di scavo.
Dalle indagini sono emerse strutture (oltre la decina) in eccezionale stato di conservazione che, per la tipologia e per l'ubicazione, a ridosso del litorale, sono riferibili ad un impianto di tipo commerciale, con funzione di raccolta e vendita delle merci. Le strutture appartengono ad un ampio quartiere, il quale si estendeva dal porto sul mare all'acropoli dell'antica città greca di Ghélas (il sito dell'antica acropoli occupa oggi la collina denominata Molino a vento), in una zona delimitata dal fiume Gela a sud-est.
Si tratta di ambienti a pianta rettangolare ed alzato di mattoni crudi probabilmente organizzati in isolati: le pareti sono conservate, nelle parti finora messe in luce, per un'altezza di oltre 2 metri, grazie al rapido insabbiamento verificatosi a seguito dell’abbandono della città antica. I muri sono rivestiti da un fine intonaco di colore chiaro e conservano, in alcuni casi, nella parte più alta, gli alloggiamenti per le travi lignee che formavano l'intelaiatura del tetto, realizzato in tegole fittili: sono anche visibili le aperture destinate alle porte ed alle finestre. In una delle strutture è integra la porta di ingresso composta dagli stipiti e dall'architrave. L'alzato era edificato in mattoni crudi, essiccati al sole, probabilmente realizzati in serie dato che quasi tutti presentano le stesse misure (circa 60 x 60 x 15 cm).
I reperti più antichi consentono di datare l'impianto intorno agli inizi del VI secolo a. C.; esso rimase attivo fino agli inizi del secolo successivo: all'interno degli ambienti è evidente una fase di distruzione, a testimonianza di un evento violento avvenuto dopo il 480 a.C., probabilmente per cause naturali, forse un maremoto: tracce di un evento traumatico sono evidenti nei crolli delle pareti di alcuni degli ambienti. Sui resti del quartiere arcaico è testimoniata un'ulteriore fase vitale, caratterizzata dalla celebrazione di banchetti probabilmente a scopo rituale.
Fra i materiali, estremamente abbondanti, sono presenti esemplari di ceramica acroma, corinzia, attica, calcidese e laconica, ma anche contenitori da trasporto di tipo chiota, samio e greco-occidentale, i quali confermano la destinazione commerciale del complesso. Tra i tanti materiali segnaliamo, soprattutto, le tre are fittili con la raffigurazione di scene mitologiche a rilievo, databili agli inizi del VI sec. a. C., oggi esposte nel Museo Archeologico Regionale di Gela. 
La scoperta del sito avvenne durante i lavori per le fondamenta di quello che avrebbe dovuto essere un asilo comunale. Sulla base di una segnalazione i lavori vennero interrotti e il cantiere per la struttura venne spostato in un'area più sicura.
Nel dicembre 1999, durante alcuni scavi archeologici effettuati ad ovest del Bosco sotto la direzione della soprintendente Rosalba Panvini e condotti dall'archeologa Lavinia Sole, sono stati rinvenuti tre altari fittili, datati al decennio 490-480 a.C. e decorati da figure mitologiche a rilievo: in uno la gorgone Medusa (la cui raffigurazione rimanda al modello analogo in antefissa esposto al museo "Paolo Orsi" a Siracusa), con i due figli Pegaso e Cresaore sotto le braccia, in un altro la dea Eos nell'atto di rapire Thanatos ed infine nel terzo altare la rappresentazione di una triade femminile di incerta identificazione. Gli altari sono esposti nel Museo archeologico regionale di Gela.
Un nuovo ciclo di campagne di scavo è iniziato a novembre del 2007 e si è concluso nell'anno successivo, a settembre ed è stato svolto in concomitanza al recupero delle navi arcaiche rinvenute sul fondale antistante. Le due scoperte, le navi arcaiche e l'emporio, sono considerate dagli studiosi un unico oggetto di ricerca, in quanto probabilmente legati dal medesimo evento catastrofico.

Indirizzo : Località Bosco Littorio
Provincia : Caltanissetta  Comune : Gela 
Tel. : 0933 912626
Orari ingresso : Tutti i giorni dalle 9,00 alle 13,00
Biglietto singolo intero : Ingresso libero



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